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Aggiornamento
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2016
CONFRONTARS
Opere e installazioni
di piero
villanti
Sala Novelli
ex
Monastero
dei Benedettini
Monreale
19-30 dicembre 2015

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Dualità
Concetto Prestifilippo, 2015
Palacio
Real de Madrid, 1656. La pieza principal è lo studio di
Diego Rodríguez de Silva y Velázquez. L’Infanta
Margarita in posa. Alla sua destra, Dona Maria Augustina de Sarmiedo.
Alla sua sinistra, Dona Isabel de Velasco. Un cane accucciato.
I nani di corte. Uno specchio.
Velázquez, ghermisce la tavolozza con la mano sinistra.
Punta lo sguardo verso lo spettatore. La visione della tela disposta
sul cavalletto è paradossalmente negata.
La Meninas, il quadro di Velázquez custodito al Prado,
è il paradigma della Dualità dell’arte. La
tela è una finzione degna di Borges, non un mero espediente
pittorico. L’assunto del pittore spagnolo è che il
racconto è illusione, finzione.
Tela e testo, pittura e letteratura, dualità accomunate
da una radice comune: tegere, coprire. Ricoprire una superficie
bianca di segni, gravures. La pagina di un libro, un’incisione,
una tela, per raccontare una storia, delineare contorni.
In un vago secolo di modernità, è questa la dorsale
portante della mostra di Piero Villanti. L’esposizione è
ospitata nei locali di una Monreale spagnoleggiante e regale.
Un continuo rimando duale, riflesso cangiante, rinvio biunivoco.
Un groviglio di biforcazioni, intrecci, diramazioni, derivazioni,
deviazioni, diversioni, svolte.
Le opere di Villanti sono libri manipolati che dismettono la loro
funzione di racconto di segni. Volumi che si trasformano in tele,
in una rinnovata narrazione pittorica. Libri che sembrano cristallizzati
in tonalità cromatiche degne di Folon. Una fascinazione
inusitata, sembra conferire al libro la lievità di un battito
d’ali, il fruscio di una tavolozza che scansiona dai pastelli
agli elettrici fluorescenti.
In mostra una serie di sedie misteriche. Sedute che dimettono
la loro funzione meccanica e assumono la connotazione di minuscole
scenografie teatrali. I legni e le sedute impagliate, si ricoprono
di tratti, grumi di colore, oggetti incastonati. Inserti che restituiscono
la vita silente di questi oggetti. Ancora una volta un rimando
duale alle storie e agli scenari che hanno ingravidato questi
oggetti..
La dualità, il rimando al due, è quello che caratterizza
l’intercalare ipnotico di una serie di cartoni. Il cartone
è uno strato ondulato delimitato da due superfici piane.
Villanti ha dato forma a un’incessante ricerca artistica.
Nelle meccaniche indicazioni tecniche, il confine tra carta e
cartone è segnato da un valore di 222 grammi su metro quadro.
Un continuo affiorare del due, valore fondante della mostra.
Due è un numero primo. Il paradosso è che si tratta
del numero primo eccentrico per eccellenza. Perché tutti
i numeri primi sono dispari, tranne il due che è pari.
Una connotazione alchemica del due che è la divisione dell’Unità.
Le civiltà misteriche, hanno conferito un ruolo simbolico
al due, adombrando un alone di magismo. Incarnava la separazione
tra il materiale e lo spirituale. Separa gli opposti: femminile
e maschile, giorno e notte, terra e cielo.
Nell’alfabeto ebraico il due è Beth, il Contenitore,
l’Universo che contiene tutte le risorse, le energie, le
possibilità, le ricchezze. Beth contiene la Luce, tutto
ciò che esiste. Allo stesso tempo contiene le Tenebre,
tutto ciò che non è ancora realtà. Conferisce
Luce alle tenebre e offusca ogni Luce. Beth è la porta
del sogno, del desiderio. Negli archetipi più antichi il
Due rimanda al fanciullo, all’energia innocente, agli entusiasmi,
alla meraviglia.
Il numero Due è il dualismo lunare, Iside e Ecate. La Luce
e l’Ombra. Nelle Sacre Scritture, nel secondo giorno, il
Padre separa il Giusto dall’Iniquo. Due fratelli si oppongono
nella dualità delittuosa.
In Oriente il dualismo è Yin-Yang. La narrazione conduce
alla corte del re Yao. La dea Hi-ho, è la madre dei dieci
soli, esseri di fuoco animati da corvi a tre zampe. L’arciere
divino Yi, abbatte con le sue frecce nove dei dieci corvi solari.
Il decimo sole, percorre a bordo del suo carro un percorso duale:
da levante a ponente, da oriente a occidente. La dea delle dodici
lune Heng-ngo riuscì a sottrargli l’elisir dell’immortalità
e si rifugiò sulla luna e si tramutò in un rospo.
Corvo e rospo sono i simboli della dualità sole e luna.
Si contrappongono come le essenze complementari del fuoco e dell’acqua.
Il mito cosmogomico alberga nella Dualità. Uno è
l’opposto dell’altro. Due è la scansione tra
macrocosmo e microcosmo.
Università di Göttingen, 1922. Alte Aula, Werner Karl
Heisemberg espone il suo principio di indeterminazione. Le leggi
naturali non conducono alla determinazione di ciò che accade
nello spazio e nel tempo. L’accadere è rimesso al
gioco del caso. Uno scandalo. La Scienza giunge al cospetto di
un bivio duale. Lo spazio e il tempo, le particelle e le onde
elettromagnetiche, conducono all’impossibilità di
procedere ad una determinazione certa. Ancora una volta una dualità.
La forma più alta di indagine scientifica approda alla
dualità particella-onda.
Aristotele, Cartesio, Leibniz fino all’intuizione di Heisenberg
sembrano, misteriosamente, conciliare indagine scientifica e speculazione
teologica.
Un continuo rimando duale, gioco di specchi, quello proposto da
Piero Villanti. Le opere in mostra articolano un raffinato racconto.
Aleggia tra le volte delle sale spagnoleggianti e regali di Monreale
il magismo della pieza principal di Madrid. Diego Rodríguez
de Silva y Velázquez, sembra sfidare lo sguardo dello spettatore,
negandogli la visione della tela che sta dipingendo.
Un’indeterminazione misterica che muove dalle sapienze più
alte. Impossibile procedere al disvelamento dell’immagine,
dei contorni, delle forme.
Il dualismo proposto da Villanti è l’approdo al bivio
archetipico. Scienza e religione, meccanica quantica e fascinazioni
paniche accomunate da un unico assunto. L’Unità primigenia
dalla quale muove questa indagine duale è dunque una pura
vibrazione di Luce. Particelle e onde elettromagnetiche, tele
e testi, rappresentazioni pittoriche e narrazioni letterarie,
incarnano l’Unità.
Le opere in mostra costituiscono un dualismo affascinante che
riconcilia gli spettatori.
I libri duali di Piero Villanti, le sue sedie scenografiche, la
serie dei cartoni del due, regalano allo spettatore un meraviglioso
assunto.
L’Unità della dualità di Piero Villanti è
il Sogno.
La più indispensabile delle cose inutili.
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